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sabato 12 dicembre 2015

SAPORI DAI CARAIBI AL BAR CAFFE' LATINO DI VERONA

Oggi voglio parlarvi dei tipici piatti caraibici; in particolare di quelli della Repubblica Dominicana, che è un Paese straordinario e straordinariamente ricco di sapori: la cucina dominicana, come la sua gente, affonda le radici in un mix di culture differenti che danno origine a piatti fatti di ingredienti semplici, ma che permettono di assaporare tutto il gusto del Caribe. La varietà di sapori della cucina dominicana è ricca come la sua storia e – come la sua gente – è il risultato della combinazione di differenti culture e influenze.
I piatti tipici dominicani sono un mix della cucina indigena dei Tainos, della tradizione gastronomica spagnola e africana. Più recentemente, si sono aggiunte anche le influenze della cucina haitiana, cocola (il termine dominicano indica genericamente la popolazione di origine afro-antillana), araba e cinese. Da questo meltin’ pot di culture, tradizioni, ingredienti e sapori discende una gastronomia varia e appetitosa, tutta da gustare.
Diretto discendente del suo omonimo spagnolo, il sancocho è forse il piatto più noto della cucina latinoamericana: a metà tra una zuppa e uno stufato, si prepara nelle grandi occasioni utilizzando carne bovina, a cui vengono aggiunti yucca (tubero simile ad una patata dolce), patata, platano (la banana verde impiegata in molti modi in questa cucina), coriandolo e altri aromi che lo rendono così particolare e davvero squisito.
La bandera è il piatto che non può mai mancare sulla tavola dominicana: si compone di riso bianco, fagioli (generalmente neri o rossi) e carne, il tutto servito nello stesso piatto. Si tratta di un piatto semplice ma gustoso, vera espressione della cucina dominicana.
Il moro è invece un insieme di fagioli, riso e carne stufata. La sua variante, moro de guandules con coco è tipica delle regioni a nord del Paese e combina il gusto delicato della noce di cocco alla presenza dei guandules, una specie di piccole fave verdi dal sapore inconfondibile.
Il locrio è un classico della cucina creola dominicana e somiglia molto alla celeberrima paella spagnola, di cui è sostanzialmente il cugino caraibico: a questo delizioso riso vengono in genere accompagnati gamberoni, gamberi, aringhe, sardine e merluzzo.
L’asopao è una zuppa la cui versione base viene preparata con riso, pollo, pomodoro e un pizzico di coriandolo. Ne esistono molte varietà, più o meno pregiate e ricercate, a seconda degli ingredienti scelti, i dominicani lo consigliano come il migliore ricostituente dopo una lunga notte di ballo e di festa.




Altro piatto per veri golosi è il pica pollo. Questa espressione indica semplicemente dei pezzi di pollo fritto, ma il segreto della loro bontà e del particolare sapore è nella preparazione: un’ottima farina per l’impanatura, una frittura al punto giusto per la croccantezza e l’aroma dell’origano dominicano.





I tostones sono complemento e contorno fondamentale nella cucina dominicana. Si tratta di fette di platano verde fritte, condite con un pizzico di sale e in qualche caso aceto e aglio. Il risultato finale è piuttosto simile per sapore e consistenza alle nostre patate fritte.
Gli yaniqueques sono lo stuzzichino più tipico del paese: un impasto di farina di grano, bicarbonato, acqua e sale. Il nome deriva dalla storpiatura dell’anglosassone Johnny Cakes, biscotti di origine statunitense il cui nome arrivò nella zona di Samanà insieme agli schiavi neri degli Stati Uniti e delle Antille e da qui si diffuse, nella sua variante salata, in tutto il Paese.


I bollitos de yuca sono un altro delizioso stuzzichino: palline di yucca fritte in padella. Normalmente sono ripiene di formaggio, ma sulle spiagge si trovano anche ripiene di polpa di granchio.
Le empanaditas di yucca simili a bollitos, hanno però la forma di una piccola empanada (una mezzaluna parente dei nostri panzerotti) e ripiena di carne. Vengono insaporite, a piacere, con origano, cumino o menta.
Immancabili poi le insalate: quella dominicana tradizionale è composta di lattuga e pomodoro ma si realizzano praticamente con tutte le verdure che si desiderano.
La cucina dominicana possiede anche una grande varietà di dolci e dessert. I più noti sono il dulce de leche, comune a tutta l’area caraibica e all’America Latina nelle sue varianti anche aromatizzate, il dulce de coco (una crema di latte e cocco, tipica della zona sud della Repubblica Dominicana) e il majarete, un dessert leggero, simile a un budino, fatto con farina di mais, latte di cocco, zucchero, cannella e vaniglia in polvere.
Dove assaggiare questi ed altri (come el chicaron) di questi piatti saporitissimi?
E' semplice: a Verona in viale Unità d'Italia, presso il Bar Cafè Latino, l'unico raccomandato STUDIOPIGI!
Seguilo su Fb o richiedi info a 
studiopigi@yahoo.it

giovedì 26 novembre 2015

LE VISITE A SORPRESA STUDIOPIGI: il BAR CAFFE' LATINO

Oggi voglio parlarvi di un bar dal sapore...."diverso", non il solito caffè, ma un posto dove entrare e lasciarsi conquistare da una caldissima atmosfera sudamericana. Qual'è questo posto magico? Ma è ovvio, chi c'è già stato lo sa; sto parlando del BAR CAFFE' LATINO, lì dove la tradizione italiana del caffè e l'arte antica della ristorazione caraibica si sposano in uno di quei pochissimi matrimoni davvero riusciti.

Dove? Ma lo sapete gia'!!! Il Bar Caffè Latino si trova a San Michele Extra (Moenia) di Verona, in via Unità d'Italia 83 a due passi dalla bellissima chiesa della frazione veronese. Ogni giorno dalle 6,30 alle 02,00 un vero sorriso dalla Repubblica Domenicana è pronto ad accogliervi e a guidarvi nelle ricercatezze e nella magia di un locale unico, raffinatamente semplice e capace di regalarvi svago e relax come pochi in città e nel Veneto.






Le ricche colazioni, gli aperitivi con buffet a cascata, le apericene con i sapori tipici domenicani, le feste a tema con le splendide ballerine caraibiche, gli eventi "specialissimi", le feste di compleanno, ma anche un semplice caffè per cominciare con più sprint le fredde giornate d'inverno. Senza dimenticare i servizi telematici come quelli SISAL ed il trasferimento di denaro via Western Union per raggiungere e stare vicino ai tuoi cari lontani.





Cosa aspettate allora? Dai, stasera e questo fine settimana, assicuratevi l'allegria, passateli al "BAR CAFFE' LATINO". Il vostro rilassante rifugio.

Solo per anime allegre......

Info e prenotazioni tavoli: 045.8769195

martedì 3 novembre 2015

TORNANO LE ANALCHOOLIC GIRL'S: ELE


Torna l'animazione notturna targata STUDIOPIGI, con ultimo arrivo in casa ANALCHOOLIC GIRL'S, la bellissima Ele. Animazione a 360° per ogni tipo di locale, bar, pub, disco-bar, lounge, disco classica.






Ele (qui ritratta prima e durante la sua performance all' Heaven di Verona) sarà la Musa danzante di ogni evento, festa a tema, compleanni, inaugurazioni e presentazioni; saprà coinvolgere la clientela scatenandosi sul cubo o in pista, per tre o quattro ore di puro divertimento, ammiccante, fantasiosa e solarmente sexy. Non c'è serata senza ANALCHOOLIC GIRL'S, non potrete fare più a meno di Ele. Quando il divertimento diventa un imperativo, contatta STUDIOPIGI.
L'animazione per molti, ma non per tutti!





Ele è disponibile sulle province di Verona, Brescia e Mantova, chiama adesso per una serata in sua compagnia.
 
 
 

Contatti per info e prenotazioni: studiopigi@yahoo.it
oppure 3440292426 (Ele)

domenica 1 novembre 2015

IL SISTEMA DI AUTODIAGNOSI PER RISANAMENTO GESTIONI


Un modo semplice ed immediatamente applicabile per valutare lo stato di benessere e le potenzialità del nostro esercizio commerciale apparentemente in crisi può essere il SISTEMA di AUTODIAGNOSI STUDIOPIGI. Poche semplici domande da porsi quando l'esercizio commerciale che gestiamo, non risponde più alle nostre aspettative, sia in termini di incassi, che di presenza ("giro") di avventori.
Eccole:
Il mio locale è esattamente quello che volevo?
Il posto in cui è ubicato è davvero funzionale all'attività e comodo da raggiungere?
La mia clientela rispecchia il target che mi ero prefisso?
L'insegna esterna ed il suo logo, davvero mi distinguono dagli altri locali della zona?
Le attrezzature e gli arredi del mio locale sono gradevoli, efficienti e funzionali all'accoglienza dei clienti e alle attività che io ed i miei collaboratori dobbiamo svolgere?
Il personale di cui dispongo è sempre all'altezza della situazione? Sanno trattare con la clientela, e posso fidarmi di loro? Hanno sempre un aspetto gradevole e curato? Io stesso sono sempre efficiente ed in ordine?
 
 
 
 
 
Il servizio offerto è sempre all'altezza della situazione?
I cibi, le bevande o i menu che propongo risultano sempre graditi?
Le materie prime che utilizzo sono genuine e fresche?
I miei fornitori sono quanto di meglio si trova sul mercato anche rispetto alla proporzione tra qualità e prezzo?
Questo semplice sorta di "decalogo" costituirà un ottimo spunto per l'approccio consapevole ad un risananmento gestionale che sarà portato a termine nel migliore dei modi ed in breve tempo dagli specialisti STUDIOPIGI.
Il tuo locale non gira come vorresti? Gli incassi lasciano a desiderare? Non perdere altro tempo, dopo l'autodiagnosi, contatta STUDIOPIGI. Il risanamento possibile.
Info studiopigi@yahoo.it

mercoledì 2 settembre 2015

LA SECONDA EDIZIONE DEL MANUALE FACILE DELL'O.S.S.


La seconda edizione del fortunato Manuale Facile dell'O.S.S., riveduto ed aggiornato. Nuovi contenuti, nuova impaginazione, ma la semplicità e la chiarezza di sempre che fanno di questo Manuale, una guida indispensabile per chi si approccia al complesso mondo dell'Operatore Socio Sanitario. Ottimo per una formazione di base, è rivolto a chi frequenta i corsi per conseguire la qualifica Regionale, e a chi si appresta a partecipare ad uno dei tanti concorsi pubblici in tutta Italia. Nel comodo formato pdf per ogni tipo di lettore multimediale, smartphone compreso. Al prezzo di sempre. Diventa anche tu Operatore Socio Sanitario. Oggi è "facile facile".
 
 

L'HOME TUTORING AI TEMPI DI PUNTOSTUDIO STUDIOPIGI

PUNTOSTUDIO di STUDIOPIGI non è il solito doposcuola. E' un'attività didattica e formativa a 360°, un percorso di crescita per ogni bambino e ragazzo che verrà accompagnato ed educato allo studio consapevole fin dal suo ingresso nello Studio.
STUDIOPIGI è HOME TUTORING. Da oggi lo Studio mette a disposizione dei piccoli studenti tutta la sua professionalità e la sua esperienza creando individualmente i programmi formativi più idonei alle caratteristiche di ogni scolaro secondo l'età, le aspirazioni, il carattere e le propensioni.
PUNTOSCUOLA è educazione allo studio, formazione e, per i più grandi, preparazione all'ingresso nel modo del lavoro con l'e - learning della REGIONE TOSCANA che rilascerà ai corsisti attestati validi su tutto il territorio nazionale.
PUNTOSTUDIO è vicino a te su tutto il territorio nazionale: sedi a Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona) e Caserta.
Come sempre iscrizione a soli 10 euro e tariffe mensili invariate anche per l'anno scolastico 2015/16. Segui le novità su questo blog.
Info ed iscrizioni al 3245435340.

mercoledì 12 agosto 2015

RIPARTE IL PUNTOSCUOLA STUDIOPIGI

Sta per cominciare un nuovo anno scolastico, con il suo carico di  impegni e compiti da svolgere. Un aiuto concreto per i tuoi  figli? A Sant'Ambrogio di Valpolicella c'è!!
Puntoscuola di STUDIOPIGI ti offre l'opportunità di assistere i  tuoi ragazzi nello svolgimento dei compiti, per tre o cinque giorni 
alla settimana, in un ambiente familiare, e con una guida  esperta e paziente.




La frequenza, di due ore al giorno, comprende lo svolgimento
delle seguenti lezioni:
SCUOLA PRIMARIA – TUTTE le materie
SCUOLA MEDIA – TUTTE le materie
SCUOLE SUPERIORI – Italiano, Storia, Geografia, Filosofia e Diritto.

STUDENTI GIURISPRUDENZA: Diritto e Procedura penale, Diritto Privato.
 
 

 Contatta per costi ed info studiopigi@yahoo.it.

APPUNTI DI CASERTANITA': O' MAST


Dal 1970 Raffaele Izzo, in arte "o Mast" prepara pizze per tutti, ma proprio tutti i casertani doc, per quelli giovani e per quelli che, come me, giovani lo sono stati decenni fa, e che sono cresciuti anche grazie alle sue stupende pizze.

Acqua, farina, sale, lievito madre. E tanto, tantissimo amore, quello che Raffaele continua a mettere in ogni creazione che inforna.

Resistendo. Alla modernità, alle mode, alle ipocrisie, alle crisi, ai cambiamenti di gusti e di abitudini che hanno attraversato la vita di ciascuno di noi.

Io lo conosco da quando ha aperto, e l'ho frequentato da quando ancora avevo i calzoni corti, e non perchè fosse la pizzeria più vicina a casa, o perchè cara non lo è mai stata. No. Da Raffaele, prima con mamma e papà, poi con gli amici, si andava per un motivo semplice. Perchè la pizza è sempre stata BUONA. Ieri come oggi, quando il figlio Gerardo era una bambino come me, ed oggi che ha cominciato ad imbiancare i capelli anche lui.

Sono stato a trovarlo una sera di luglio, dopo quasi vent'anni, ed entrando, col fiato sospeso, ho avuto come l'impressione che il tempo si fosse fermato: Raffaele era li', esattamente nello stesso posto in cui l'avevo lasciato, dietro al bancone alle spalle del forno, preparando una margherita e ripetendo i gesti di sempre: stesa la pizza con sapienti movimenti circolari, era poi passato al condimento con cucchiaiate di salsa di pomodoro presa da una scodella bianca che assomigliava a quella di sempre, per poi spezzettare con le mani la mozzarella ed il basilico. La stessa faccia, le stesse mani, il grembiule bianco che a me piace credere sempre lo stesso. E, con qualche leggera miglioria, lo stesso locale, unico nella sua semplicità. L'unico particolare stonato, i suoi capelli.




Troppo bianchi per essere solo impolverati di farina, segno inesorabile che questi vent'anni si sono sentiti per entrambi. Incrocia il mio sguardo Raffaele, ed è solo questione di un attimo, quello che gli serve per mettere a fuoco e realizzare, e poi l'abbraccio, polveroso e cordiale, per raccontarci le nostre vicissitudini e la nostra gioia per quest'incontro. Raffaele per noi della via Mazzocchi, e per l'intero quartiere della Santella, non è stato solo "o Mast", è stato un padre, un fratello maggiore, uno zio. Uno di famiglia insomma, pronto anche a sgridarci se ci pizzicava a combinare qualche guaio negli anni in cui era ancora possibile che bambini di nove/dieci anni giocassero in strada senza grossi rischi.
Mi siedo al tavolo e scorro il menù che si è arricchito nel corso degli anni: ci sono gli immancabili stuzzichini dell'attesa (come le pizzelle fritte, la Spaccanapoli o i bocconcini di pollo), gli antipasti veri e propri, come quello da "Zia Maestra", le bruschette classiche, i primi come la pasticciata o la meravigliosa pettole e fagioli, i secondi (assaggiate la provola alla pizzaiola), i contorni e i piatti su prenotazione (su tutti, il baccalà fritto e il tianiello napoletano).
Ma io voglio la pizza, quella più semplice; perciò, davanti ad una meravigliosa e fumante margherita, via alle chiacchiere ed alle carrellate di ricordi. Vive ben immerso nel presente Raffaele, ormai aiutato a tempo pieno da Gerardo, ha rifatto il look esterno del locale (che orgoglio quando mi accende la nuova bella insegna!) e messo on-line il sito della pizzeria (www.pizzeriaomasto.com).
Si vela di tristezza lo sguardo ripensando ad un grave lutto che ha colpito il fratello (titolare di una altrettanto storica trattoria nella vicina via Sant'Agostino), ma è solo un attimo, poi la mente ritorna a quando eravamo tutti più giovane, e, forse, più felici.
Massimo, Mena, Tommaso, Angioletto, Gerardo, il povero Bruno Campanile, Giampiero, Paoletto, Franco, il ristorante Soletti, mast'Aniello, don Ferdinando, la signora della lavanderia ed il marito Pasquale, i fratelli Scagliarini, Gaetano il carrozziere, Pasquale il Barbiere e Pinuccio, l'unico ancora in attività, la pizzeria strapiena di militari quando ancora c'erano la leva e le caserme. Fino alla signora Quaranta, altro personaggio da antologia della via, della quale chiedo a Raffaele l'età. E lui: "Sinceramente non lo so, ma se glielo chiedi, lei risponde sempre settanta! E questo da almeno una quindicina d'anni.."
Raffaele O' Mast. Semplicemente, la pizza.

sabato 20 giugno 2015

STUDIOPIGI PRESENTA: LE MAGICHE ATMOSFERE DI MARIA MASSA


Nata a Caserta, Maria Massa è da oltre 15 anni apprezzata portavoce della tradizione musicale irlandese; instancabile ricercatrice di sonorità sconosciute nel nostro paese, ama ricreare le raffinate e magiche atmosfere legate alla tradizione dei paesi del Nord Europa. Il suo stile, unico ed inconfondibile, estraneo a qualsivoglia logica di mercato e di etichette discografiche, trae origine dalla passione per la cultura musicale di quei paesi, che pur essendo profondamente diversa da quella della sua terra, viene assorbita ed ulteriormente arricchita dalla sua diversa esperienza , facendo di Maria Massa un certo punto di riferimento nel panorama della musica celtico-irlandese.

 
 

 

Caratteristica originale dei brani della Massa, è l'uso della lingua inglese affiancata ad incisi in lingua latina che riecheggiano come ritornelli di ballate celtiche; il tutto accompagnato dai raffinatissimi arrangiamenti realizzati in virtual orchestra.

Il suo album di debutto, "Principium", pubblicato nel 2012, è proprio una sintesi del percorso intrapreso dall'artista, racchiudendo in sè musica celtica sinfonica, contaminazioni arabe e richiami alla lingua degli avi, il nostro latino. Una simbiosi che, anche grazie alle splendide sinfonie, riesce a trasportare l'ascoltatore in un viaggio emozionale (che parte proprio dal brano che da il titolo all'album, Principium) ad altà intensità interiore, verso le profonde radici della memoria e, infine, dell'anima, portandolo a riscoprire sonorità legate ad un'identità ed una memoria che ben si svelano nell'ultimo brano dell'opera, "Adventus", appunto l'arrivo, il traguardo. Un viaggio da vivere appieno, insieme a Maria Massa.
In anteprima nazionale la presentazione della sua opera su youtube:
 
 
 

Info per date, eventi e prenotazioni contrattuali: studiopigi@yahoo.it

mercoledì 17 giugno 2015

STUDIOPIGI EVENTI PRESENTA: LA VITA SENZA NOI. ZUZANA PERNICOVA

Oggi ho l'immenso piacere di presentare una breve biografia e l'opera di un'artista raffinata ed impegnata.
 
Nata il 14.07.1987, ZUZANA PERNICOVA' ha frequentato la scuola media d'arte e design di Brno (Repubblica Ceca); in seguito perfeziona lo stile presso diversi atelier di pittura tra cui quelli del prof. dr. Jiri Kockmann e dei prof. Martin Mainer e Ludek Rathousky. Frequenta poi il BA ed il MA in Arte di Visuale presso la facoltà di Belle Arti dell'Università Tecnica di Brno; nel 2013 è in Italia a frequentare uno stage all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, tenuto dai maestri Italo Bressan per la pittura e Gaetano Bacco per la grafica.
 
 
 
 
Tra le sue già numerose mostre e personali ricordiamo:
 
"Brno ist Berlin, Berlin ist Brno" (studenti in mostra, Galleria Aula, Facoltá di belle arti, Universitá tecnica Brno, 2010); "Walk on the wild side" (mostra studentesca, Stary pirovar, 2010); 
"Mestske krajiny/Paesaggio cittadino" (mostra personale al Caffè Mezzanin, Brno, settembre 2011);
"Mestske krajiny/Paesaggio cittadino" (mostra personale, Student Club Domecek, Facoltà di Arte Università di Masaryk, Brno, novembre 2011;
"Pokracui/Continua", Chodovska, tvrz, studenti in mostra, 2011;
"Mozna spanek?/può darsi che dorma?" (mostra personale, FF MU, 2012);
"Prazdno/Vuoto" (mostra personale, Centrum volneho casu Luzanky, 2012);
 "Senza Nome" mostra collettiva San Carpoforo, Milano, 2013;
"Prazdno/Vuoto" (mostra personale caffè Zeman, Brno, luglio 2014; "La memoria passa" (mostra personale, MuseOrfeo, Bologna, 2014;
"Senza Nome" (mostra collettiva, centro culturale Leone, Roma, 2014)
 

 





  
 
Molto attiva anche nel nostro paese, Zuzana ha posto al centro della propria opera la solitudine.
I suoi primi quadri (della raccolta denominata "Il Vuoto"), parlano di anziani e di persone ammalate, che hanno il proprio posto solo ai margini della società. e  isolate dal mondo esterno. Questo isolamento non è solo un problema relativo alla malattia, che limita la loro vita, ma riguarda anche la difficoltà di comunicazione, tra loro ed il mondo dei giovani. Nell'epoca di internet, in cui i giovani adoperano computer e libri elettronici, usiamo anche un linguaggio completamente diverso da quello che usano gli anziani, per loro molto difficile da capire. E così queste persone finiscono per vivere in un proprio mondo, pieno degli oggetti che ricordano la loro giovinezza, un tempo che è già passato per sempre, ma al quale essi, incapaci di relazionarsi col presente, restano tenacemente aggrappati. Ma è grazie a queste cose e alla loro storia e alla loro ostinazione che possiamo conservare tutto ciò nella nostra memoria, che è l'unico mezzo per unire la giovinezza con la vecchiaia, aiutando la gente a capire, insieme. Gli anziani quindi come memoria viva del nostro mondo. Grazie a loro è possibile capire quanto velocemente il tempo voli via.
Una riflessione importante quindi, quella di Zuzana  sulla vecchiaia; per non dimenticare che noi tutti,  un domani, diventeremo vecchi. Solo così facendo potremo influire sul nostro destino, accettando al meglio il tempo che inesorabilmente passa, l'invecchiamento e, per finire, la morte; abituarsi all'idea che essa fa parte della vita ci aiuterà a capire meglio il nostro passato, presente e futuro.
Nelle opere successive, Zuzana si rifà alla citazione del libro di Helena Haškovcová  "Fino a quando un uomo non è morto, vive". Una riflessione più in generale su che cosa significa per lei la vita piena, la vita limitata e la sopravvivenza in attesa della morte. Oggi, grazie ai grandi progressi della scienza, la medicina moderna può fermare la morte, ma può produrre anche molti malati cronici, spesso persone che portano su di loro uno stigma sotto forma di malattia che gli rende molto difficile integrarsi nella nostra società.
La nascita delle minoranze, sia degli anziani che delle persone malate, non è un fenomeno unilaterale. Erving Goffman nel suo libro "Stigma" parla dei meccanismi attraverso cui si creano le minoranze e dice che spesso accade che loro stessi si vedano allo stesso modo in cui la società li tratta e li guarda. E quindi se noi riusciamo a cambiare il nostro comportamento verso queste minoranze forse anche loro, e la loro esistenza, possono cambiare.
Nell'opera di Zuzana, passo dopo passo, si capisce come lei abbia iniziato a pensare che oltre alla malattia, alle differenze di colore della pelle o all'appartenenza ad minoranza nazionale esistono altri modi di estromettere determinate persone dalla società. Il motivo per stare da soli risiede frequentemente nel comportarsi in un modo che non accetta per intero tutte le norme sociali. Di questa tematica parla nei suoi disegni e nel suo diario che si chiama "Adesso" in cui scolpisce l'incontro. In esso analizza come la vita scorre, coi suoi continui cambiamenti, simboleggiati dal fiume, che si muove sempre, e che senza questo flusso continuo non sarebbe, appunto, un fiume. Lo stesso vale anche per noi. Senza cambiamenti non esistiamo. Altro tema del diario sono le maschere che siamo obbligati ad indossare per comunicare all’interno dei contesti sociali se non vogliamo restare isolati. Del fatto che sorge un reale problema nel momento in cui iniziamo a comportarci in contraddizione con le nostre sensazioni e trattiamo con la società con la paura di restare da soli. La vita senza noi..
Zuzana cerca in Italia gallerie d'Arte, bar Letterari o Circoli Artistici interessati ad ospitare una sua personale.

giovedì 4 giugno 2015

LA PAPIROLOGIA E' "FACILE FACILE"


L'ultimo compendio STUDIOPIGI, il primo della nuova Collana Manuali Letterari redatti dal C.T. Pietro Giaquinto; essenziale strumento di approccio semplificato ad una materia sicuramente specialistica, ma innegabilmente affascinante come quella papirologica, che ci racconta l'avventurosa ricerca della storia dell'umanità, la scoperta, il restauro, la lettura e l'interpretazione dei testi redatti su papiro migliaia di anni fa, la loro trascrizione, l'edizione e la divulgazione al mondo delle mille sfaccettature della vita di civiltà scomparse.
 
 
 
 
 
 
 
Da domani, nei principali book stores, anche la Papirologia è "facile facile".

mercoledì 27 maggio 2015

NASCE STUDIOPIGI EVENTI


Studiopigi presenta STUDIOPIGI EVENTI, la nuova linea dedicata all'animazione per ogni tua esigenza.
Eventi speciali, concerti, serate a tema, inaugurazioni, spettacoli live, cabaret, balli figurativi, compleanni, matrimoni, lauree, addio al celibato/nubilato, intrattenimento bambini, feste in locali e feste private. Ogni tua esigenza sarà soddisfatta, tu sarai l'artefice della tua serata speciale, e noi ti seguiremo passo passo fino alla realizzazione della tua idea. Dalla scelta della location e dei servizi accessori fino alla promozione e al noleggio delle attrezzature, il nostro staff sarà in grado di accompagnarti passo passo nell'organizzazione del tuo evento, consigliandoti e seguendo in modo proattivo ogni aspetto ad esso legato.
 
 
 
 
 
 
STUDIOPIGI EVENTI opera in tutta Italia, contattaci ora per organizzare al meglio le migliori feste della tua estate.

Info studiopigi@yahoo.it

martedì 26 maggio 2015

IL CAFFE' VINTAGE!!

OGGI PARLIAMO DEL CAFFE' VINTAGE, L'ULTIMA IDEA STUDIOPIGI.

Niente da dire, anni 70/80/90 è bello. E tira, lo dimostra l'interesse crescente intorno agli oggetti culto di quegli anni. E non è solo nostalgia di attempati signori di mezza età (e oltre). E' di più. E' passione, è voglia di respirare quell'aria, quelle atmosfere irripetibili. Anche tra i giovanissimi. E in tantissimi locali partono quelle che io definisco "operazioni nostalgia", belle finchè si vuole, ma brevi, troppo brevi. Lo spazio di qualche ora, e poi, tutto svanisce.








Ma perché allora non far rivivere in un locale appositamente studiato le stesse sensazioni di quei magici anni?? Dalla macchina per il caffè al juke.box, l'immancabile bigliardino o il videogiochi Atari, la bacheca retrò, il punto giocheria, la fumetteria, il puntolibri, l'arredamento in stile, ed ogni particolare che rebderà semplicemente UNICO il tuo caffè!
CAFFE' VINTAGE, ANCORA UN'IDEA STUDIOPIGI
Chiedimi come info:
studiopigi@yahoo.it

venerdì 8 maggio 2015

IL BAR CAFFE' FUMETTERIA

E' l'alternativa "giovane" al caffè letterario, di cui ho parlato in alcuni seguitissimi post precedenti.
Al posto della piccola biblioteca di testi letterari, possiamo dedicare un angolo o altro spazio del nostro bar a collezioni di fumetti che preferiamo (e che preferiscono i nostri clienti), da leggere, sfogliare, scambiare o vendere, in proprio o in conto terzi. Il nostro bar diventerà, anche così, un sicuro punto di riferimento per giovanissimi, giovani, e, vi assicuro, meno giovani, visto l'interesse generalizzato per il settore. Ed ora un po' di storia (breve per la verità) del settore 




Nel 2012 apre a Roma, a pochi passi dalla stazione Termini, aprì un bar con la strampalata idea dell'annessa fumetteria. La leggenda vuole che sia stato il primo d'Italia.
Il Kokoro Cafè (questo il suo nome) nacque dalla mente geniale e posseduta di due folli per il fumetto. Oltre a poter acquistare i loro fumetti preferiti, i primi clienti di questo innovativo bar potevano  comodamente sedersi su  divanetti e poltroncine a leggere i loro nuovi acquisti o l'altro materiale da lettura messo gratuitamente a loro disposizione dai gestori,  con la possibilità di consumare, nell' angolo caffè, qualcosa di caldo o freddo secondo la stagione, senza vincolo di spesa minima. Offriva poi serate a tema ed eventi durante i quali i clienti potevano dilettarsi nella visione delle opere fumettistiche più famose , edite e inedite in Italia."
Che io sappia, il Caffè ha chiuso i battenti l'anno scorso, per disaccordi scoppiati tra i soci.




 
 
Chi invece risulta ancora molto attivo, è il Manga Cafè di Loano (SV) nato dall'unione della fumetteria La Stanza di Izumi e il bar Caffè della Piazzetta. Oltre ai servizi minimi e la fumetteria, il Manga Caffè organizza diversi eventi, tra cui
 

-IL VENERDI' dalle 21.00 Friday Night Magic: tornei di booster draft

-LA DOMENICA tornei di Yu-Gi-Oh! (Formato Avanzato) & Magic The Gathering (Legacy,Standard,Modern)
Regolarmente vengono ospitati eventi Cosplay, si organizzano feste a tema nel pediodo estivo, ed è poi possibile organizzare ogni genere di festa su richiesta (meglio se a tema);
ALTRI SERVIZI:
Internet Point con PC touch, stampante a colori, cuffie, World Of Warcraft, ovviamente Manga e Fumetti, Action Figures, Gashapon, Plush Doll,  T-Shirt, Ramen (Cup Noodles della Fantastic), Portachiavi e Accessori Vari,  Anime in Dvd e Blu-Ray, Accessori e Vestiti Cosplay, Giochi di Carte Collezionabili (Magic,Yu-Gi-Oh!,Pokemon), e la zona Gaming con postazione PLAYSTATION 4.
Fantastico no?
E voi, che aspettate? Contattate STUDIOPIGI per sviluppare le vostre idee e far decollare la vostra attività!
Info, come sempre,  a studiopigi@yahoo.it

 

martedì 21 aprile 2015

PARLIAMO DI SEXY BARISTE???

Sono ormai un'infinità le tendenze all'esagerazione a cui, negli ultimi anni siamo stati costretti ad abituarci e, volenti o nolenti, dovremo fare l'abitudine anche a questa. Ci vuole poco per capire, che anche questa moda da Italietta, dilagherà in tutto il territorio Nazionale, del resto è chiaro che il fenomeno delle Sexy bariste rende e anche parecchio. Aprire un Bar, specie di questi tempi, è sempre un'attività imprenditoriale a rischio, i costi sono alti, i clienti sempre più parsimoniosi e soprattutto la concorrenza è sempre agguerrita.
Neppure più le trovate culturali, tipo i Caffè letterari e i Lounge bar con il loro contorno di musica colta o di DJ alla moda, funzionano come una volta. Ecco qui l'idea vincente (vecchia come l'Umanità): Una bella ragazza, disinibita, (s)vestita generosamente, che prepara il caffè, muovendo passi latini, dietro il banco e il gioco è fatto! Frotte di curiosi avventori prendono d'assalto il locale, decine di giovani con l'acne e vecchi nostalgici diventano improvvisamente caffeinomani, la clientela (naturalmente maschile) cresce smisuratamente e la cassa del Bar ricomincia d'incanto a tintinnare allegramente. Le mogli e fidanzate gelose protestano? Meglio... tutta pubblicità che va a sommarsi al servizio televisivo sulla TV locale e al patinato calendario che, di mese in mese, ci ricorderà la nostra barista sexy, allegra e sorridente, dietro il banco che (maledetto lui) ci divide ma non nasconde tutta la sua avvenenza.






A dire il vero, guardando le foto che stanno riempiendo la Rete, sull'avvenenza di queste nuove "Banconiere" ci sarebbe qualcosa da ridire, non è propriamente da Gentiluomini commentare l'aspetto fisico di una Signora, ma se questa si presenta come la nuova Venere del Botticelli, uscendo dalla conchiglia dovrebbe perlomeno fare attenzione che non sia il guscio di una "Cozza". Ma infondo si tratta di sottigliezze, si sa: "gli uomini sono uomini" e quando si tratta di sognare con il cervello e ragionare con gli ormoni, non li batte nessuno. Ecco così, che una minigonna lillipuziana e un balconcino generoso, fanno dimenticare tutti i problemi della giornata, ritorna il buonumore e ci si sente più giovani ed intraprendenti, appoggiati al rigido bancone, con gli occhi da pesce lesso fissi su tanta grazia ( cellulite a parte) allegramente esposta. Certo, fare colazione la mattina, accompagnati da un bel sorriso, non può che fare piacere e Dio benedica la capacità di creare buonumore che solitamente possiedono le donne, ma il concetto, nel nostro caso, pare leggermente diverso. Da anni si incontrano nei Locali delle lavoratrici che alla loro professionalità uniscono una bella presenza, e non solo nei Bar (vedi ad esempio le famose "commesse del centro"). Una tendenza nata negli anni 80 e poi diventata quasi un marchio per alcuni Esercizi commerciali di vario tipo. Bellezza, simpatia, cordialità, tutti fattori, che se non portati all'esaperazione, ad un cliente non possono che fare piacere, uomo o donna che sia, ma senza il bisogno di trasformare queste ragazze in "fischietti di richiamo" per le allodole, o meglio per gli Allocchi.

Comunque, preso atto che il fenomeno è ormai inarrestabile, togliamoci la curiosità di sapere chi è stata la prima di queste novelle "Bocca di rosa". Il primato se lo contendono tutte naturalmente ed ognuna giura e spergiura di essere lì da secoli, con lo stesso atteggiamento e con gli stessi "vestitini", pare però che, effettivamente la prima a comparire nelle pagine di cronaca e a richiamare la storia della famosa canzone di Fabrizio De Andrè, sia stata la signorina Loredana Zavate, detta Lory, procace titolare del "Lory Pinky Bar" di Cà del Bosco di Sopra, ridente (nel vero senso della parola) località in provincia di Reggio Emilia. La vicenda risale alla primavera del 2011 e la cronaca si occupò del caso, non tanto per la figura di Lory, quanto per la rabbiosa reazione di un comitato di morigerate signore del Paese, che (annusando probabilmente odore di possibili Corna) avevano presentato un esposto ai Carabinieri, o almeno così si dice, anche se la generosa Lory sostiene di non averne mai saputo niente. Pare che la bionda e tornita ragazzotta abbia origini Brasiliane e che proprio a questo si deva il suo carattere espansivo ed anche i suoi famosi passi di samba a gambe nude, sempre dietro al solito maledetto bancone. Pare anche che prima di aprire il Bar lavorasse in una bancarella del locale mercato e che anche lì non disdegnasse affatto esibire le sue grazie e le sue doti di ballerina. A vedere le foto che si trovano sul Web, c'è da credergli, dà proprio l'impressione di essere spontanea e probabilmente la più simpatica tra tutte le concorrenti che l'hanno seguita o copiata.

La protesta paesana nei confronti di Lory e del suo Lory Pinky Bar, causò molto malumore tra gli affezionati avventori, al punto tale che si unirono a loro volta in comitato, pronti alla lotta dura senza paura per opporsi con ogni mezzo alla possibile chiusura del Locale. Il comitato lo chiamarono proprio: "Bocca di Rosa" e pare che proprio da qui nasca tutta la storia. La favoletta ha naturalmente un lieto fine, il bar è tuttora aperto e con una florida attività e la bella Lory continua a sorridere, servendo birre e bicchierini, tra un samba e l'altro. La morale rimane comunque la stessa: I tempi cambiano, le donne cambiano e gli uomini rimangono sempre i soliti fessi. A proposito... a quando i Sexy Baristi?

L'AMBIENTE DEL TUO LOCALE, IL TUO BIGLIETTO DA VISITA

Certamente il pensiero fisso di ogni titolare di esercizio pubblico è quello di incrementare la clientela, attirare nuove persone e, di conseguenza, aumentare gli incassi; e certo di idee per migliorare il fatturato possono essercene molte, non tutte, col tempo, si rivelano vincenti, perché orientate solo al profitto e non alla soddisfazione del cliente. Cominciamo allora a parlare dell'impatto che ogni locale può avere sugli avventori, cominciando dall'ambiente, l’arredo e l’atmosfera.
La prima cosa da dire è che il cliente entra volentieri in un locale dove si sente a suo agio. Può sembrare una considerazione ovvia e banale, ma si presta a molti ragionamenti.
Sentirsi a proprio agio significa, per la maggior parte delle persone, sentirsi rassicurati che il luogo in cui entrano e in cui consumeranno alimenti offrirà loro le sensazioni che conoscono e che vogliono, senza sorprese. Quindi preferiranno scegliere un locale che trasmette un’impressione di accoglienza, di calore, di attenzione ma anche pulito, in cui il cibo appare di qualità e servito in maniera gradevole e non spiazzante.
Anche un sorriso può fare la differenza: ho visto troppi bar, ristoranti, locali serali e notturni dove ad accoglierti c'era un o una indifferente, se non ostile faccia annoiata, o peggio spazientita, quasi a farti capire di non essere gradito; e un impatto così non mi ha certo invogliato a ritornare in quei posti.
Tutto perciò fa atmosfera, non solo l'arredo, a cui comunque bisogna fare attenzione, non solo l'estetica del posto in sé. Accoglienza è anche affabilità, gentilezza, cortesia e attenzione al cliente, che non dimentichiamolo mai, è quello che ci permette di vivere.
Curiamolo, accogliamolo come un ospite, coccoliamolo, lui gradirà e ritornerà.
 
 
 

Un ultimo dettaglio: anche un locale che appare troppo costoso, cioè il cui il conto minaccia di essere salato può risultare una barriera per la percezione dei clienti….

OGGI A TAVOLA: I GRANDI VINI PUGLIESI, QUELLI NOTI E QUELLI MENO CONOSCIUTI

Oggi vorrei chiudere in bellezza la giornata parlandovi di vino. Quello pugliese in particolare. Conosciamo meglio questi straordinari ambasciatori del made in Italy noti ed apprezzati in tutto il mondo. Tra essi qualche illustre sconosciuto ai più, ma di una nobiltà e raffinatezza pari ai loro "colleghi" più famosi.

Sempre di più la Puglia si conferma territorio privilegiato per l’allevamento di vitigni a bacca rossa, anche di quelli non propriamente famosi come il susumaniello per esempio, che appartiene comunque allo storico patrimonio ampelografico regionale e che ha trovato il suo ideale habitat in provincia di Brindisi. Dapprima, dopo la sua recente riscoperta e la relativa valorizzazione, il susumaniello era utilizzato soltanto in uvaggio con altre varietà locali, adesso invece sempre più spesso è vinificato in purezza.
All’ultima edizione di Radici del Sud l’Azienda Masseria Li Veli di Cellino San Marco ha presentato l’etichetta Askos Susumaniello Salento Igt 2012, con cui ha conquistato la prima piazza, decretata dalla giuria internazionale, nella categoria del “Gruppo Misto Vini Rossi da Vitigni Autoctoni di Puglia”.
Acciaio, legno piccolo e grande e vetro per una maturazione del vino di più di un anno. Alcolicità che raggiunge i tredici gradi e mezzo.
Ccolore rubino scuro, ma con riflessi violacemente giovanili sull’unghia. L’impatto aromatico è subito vinoso ed è connotato poi da note fruttate di amarene, prugne, ribes e more. In seguito il bouquet esprime anche essenze odorose di vegetali, di spezie, di rabarbaro, di cuoio e di tostato. In bocca il sorso è ragionevolmente tannico, leggermente ruspante e d’infilata anche ampio, fresco, morbido, sapido, elegante, equilibrato, armonico e seducente. Finale pervasivo. Tipologia di vino che sicuramente ha davanti a sé un futuro roseo. Prezzo interessante. Da accompagnare a pasta al sugo, carni arrosto e formaggi stagionati. Prosit!
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Cellino San Marco (Br) – S. P. Cellino-Campi, Km 1
Tel. 0831 618259 – Fax 0831 616657
Enologo: Riccardo Cotarella
Ettari vitati: 33 – Bottiglie prodotte: 350.000
Vitigni: negroamaro, primitivo, malvasia nera, susumaniello, aleatico, verdeca e minutolo.
 




 

Chissà perché, ma la malvasia nera del Salento mi fa venire in mente il pallagrello e il casavecchia del Casertano. Forse perché i tre vitigni hanno in comune la recente riscoperta e la valorizzazione dopo gli anni trascorsi nel dimenticatoio. Ed a pensarci bene, la malvasia in un certo senso ha attinenza anche col piedirosso, perché entrambe le specie in passato sono state impiegate quasi esclusivamente a supporto di altri vitigni. Insieme col negroamaro per la composizione del Salice Salentino, per quanto riguarda il vitigno pugliese, e nel classico blend campano insieme con l’aglianico per il piedirosso. Negli ultimi tempi, invece, la situazione è cambiata e così i due ceppi sempre più spesso sono vinificati in purezza, con risultati più che lusinghieri.
Proprio com’è il caso dell’azienda brindisina Masseria Li Veli di Cellino San Marco, che propone un’etichetta declinata soltanto con la malvasia nera.  Nell’ambito del progetto Askos (nome che evoca una sorta di decanter greco ante litteram del I secolo a.C.), nato nel 2009 con lo scopo di selezionare antichi vitigni quasi dimenticati, si producono vini di grande carattere e di altissima qualità.
L’azienda, che appartiene alla famiglia Falvo, ha visto la luce nel 1999 e dispone di 33 ettari vitati, quasi tutti interessati dal tipico allevamento ad alberello. Il corpo principale aziendale è formato da una masseria che sorge su un antichissimo sito messapico che domina tutta la fertile piana salentina.
La Malvasia Nera Salento Igt 2012, dopo aver effettuato la fermentazione e la malolattica, è transitata in botti di rovere da 50 ettolitri per nove mesi e poi è stata imbottigliata, trascorrendo alcuni mesi per l’ulteriore affinamento. Il tasso alcolometrico è 14 gradi.
Il colore che si riverbera nel bicchiere è già consolidato da un rubino vivace e luminoso. L’avvolgenza aromatica che attacca le narici è complessa, composita e godibilmente fruttata di melograno, di lampone e di marasca. Si colgono poi anche sensazioni olfattive speziate e minerali e deliziose sfumature floreali. In bocca si manifestano una piacevole sapidità, un’ottima struttura, una discreta spalla acida ed una tannicità primitivamente pungente.
Andando a scavare nel profondo, si evidenziano anche libidinose percezioni di piccoli frutti del sottobosco, una lineare morbidezza che accarezza il palato, effetti mentolati e balsamici, pieghe eleganti e contorni di liquirizia e di cioccolato fondente. Finale doviziosamente palpitante e pervasivo. Ottimo vino da abbinare a paste asciutte, spiedini di capretto e/o a formaggi stagionati.
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Cellino San Marco (Br) – S.P. Cellino – Campi, Km 1 Tel. 0831 618259 – Fax

mercoledì 15 aprile 2015

L'ULTIMO MANUALE DELLA COLLANA GIURIDICA STUDIOPIGI

L'EDIZIONE 2015 DEL MANUALE DI DIRITTO PENALE

IL NUOVO MANUALE DI DIRITTO COSTITUZIONALE

PER CORSI E CONCORSI: IL MANUALE DELL'OSS

IL NUOVO MANUALE DI DIRITTO DEL LAVORO

ECCO IL MANUALE DI PROCEDURA CIVILE

LA TUA PUBBLICITA': LA MACELLERIA MOTTA

STUDIOPIGI RACCONTA:

 

È UNA STORIA CHE SA DI GENUINITÀ, QUELLA DELLA MACELLERIA MOTTA.

La famiglia Motta non ha un trascorso di generazioni nel commercio della carne: questa è la prima cosa che Giuseppe tiene a precisare, con la fierezza di chi ha saputo costruire nell’arco di poco più di cinquant’anni un’impresa non solo florida sul piano economico, ma che nel proprio settore rappresenta un vero punto di riferimento per la qualità e la selezione del prodotto. Giuseppe è del 1936, nato come ultimo di sette fratelli pochi mesi dopo la morte di suo padre: la famiglia, in quegli anni, vive lavorando la terra in una cascina nei dintorni di Inzago. Dopo la guerra, via via che i fratelli di Giuseppe si sposano, si allontanano dalla cascina per andare ad abitare in paese lasciando con la madre il fratello minore che, nel frattempo, poco più che bambino, inizia a lavorare nelle macellerie di Inzago.
Nel 1950, compiuti i quattordici anni, Giuseppe può fare il grande salto e andare a lavorare a Milano, assunto in regola con la paga di 2.700 lire alla settimana. Il negozio era in via Panfilo Castaldi all’angolo con via Lazzaretto: Giuseppe tutte le mattine prende il tram che da Inzago lo porta a Milano. I primi lavori sono da garzone, come andare a portare la carne a domicilio ai clienti privati o negli alberghi della zona di Porta Venezia. Oltre ad arrotondare lo stipendio con le mance, che riceve per le consegne, Giuseppe ottiene piccoli incarichi anche dai proprietari degli alberghi che gli affidano, per esempio, l’acquisto dei biglietti del teatro per i propri clienti. Anche i ristoranti della zona si servono di lui: quando organizzano dei banchetti Giuseppe lava i piatti in cambio della cena e di mille lire di paga. Sono anni di lavoro intenso per lui che non rifiuta mai un lavoro pur di portare a casa qualche lira in più: la sera, rientrato a Inzago, gli capita spesso di andare a macellare nei paesi del circondario.
A Milano Giuseppe resta per tredici anni, dal 1950 al 1963, cambiando numerosi negozi, con l’intervallo del servizio militare svolto a Napoli nel 1957, durante il quale continua a fare il macellaio sotto le armi. Prima del servizio militare Giuseppe lavora sempre nella zona di Porta Venezia tra via Panfilo Castaldi, via San Gregorio, via Lazzaretto. Nel 1958, dopo sei mesi trascorsi in piazza Irnerio, Giuseppe viene assunto in una macelleria di viale Lombardia dove resta a lavorare fino al 1963, anno del ritorno a Inzago.
Nel 1962 Giuseppe si sposa con Carla Fumagalli e i due si trasferiscono in paese con la madre di lui lasciando definitivamente la cascina. Nello stesso anno, con il denaro messo da parte, Giuseppe decide di acquistare per 4.300.000 lire una macelleria a Milano proprio in via Castaldi dove aveva iniziato a lavorare. Se non che, pochi giorni prima dell’acquisto, Carla annuncia al marito la propria gravidanza e Giuseppe, spaventato dalle possibili complicazioni, decide di rinunciarvi.
I circa 1.500 macellai che lavorano a Milano negli anni ’60 si sono più che dimezzati in trent’anni, ma allora il mercato della carne era uno dei più ricchi e apprezzati del continente: come racconta Giuseppe citando l’ex presidente della categoria Maggi: “A Milano c’era quotidianamente una varietà di tagli che altrove, anche a Parigi, si poteva trovare solo per le feste”. Lavorare a Milano, oltre che un motivo di orgoglio, è per un giovane macellaio un’occasione eccezionale di crescita professionale. Di lunedì al macello di via Lombroso, quando i commercianti si recano per scegliere i capi da acquistare, c’è oltre un migliaio di bestie. Una volta acquistate, il veterinario ne autorizza la macellazione, vengono timbrate e poi macellate nei giorni successivi dalle squadre di addetti del macello. Se un macellaio non dispone di un proprio mezzo, c’è un camion del Comune che distribuisce la carne ai negozi.
Nei primi anni Cinquanta ci sono dodici giovani macellai che con Giuseppe vanno a lavorare a Milano da Inzago e dai paesi vicini (Gessate, Cambiago, Vaprio, Canonica, Cassano d’Adda) e nel 1962 tutti hanno già aperto i propri negozi al paese. Motta è l’ultimo quando nel 1963, dopo aver abbandonato l’idea di aprire una propria attività a Milano, acquista da Mario Comelli per 2.750.000 lire le mura del negozio attuale, l’abitazione soprastante e un macello attiguo per il quale Comelli non ha l’autorizzazione. L’accordo tra i due prevedeva che, qualora Motta non fosse riuscito a ottenere il nulla osta per il macello, il prezzo sarebbe stato ridotto di un milione. A Inzago, infatti, c’è un veterinario condotto che ha già autorizzato la vendita della carne, ma che per l’attività di macellazione non ha voce in capitolo. Per fortuna l’esperienza maturata nei primi anni di carriera a Milano risulterà molto importante per Giuseppe per avviare la propria attività, a cominciare proprio dall’ottenimento dell’autorizzazione a macellare in proprio. Giuseppe ricorda infatti come il dottor Fusar Poli, veterinario del macello pubblico di Milano, fosse molto favorevole al fatto che i giovani con un buon bagaglio di esperienza aprissero in provincia le proprie attività commerciali: avvertito da Motta al martedì pomeriggio, si presenta a Inzago mercoledì alle sette del mattino per esaminare il macello e rilasciare la propria autorizzazione.

Nel 1963, con l’avvio dell’impresa commerciale, inizia una nuova fase per la famiglia Motta.

Con la possibilità di gestire in proprio l’attività di commercio e di macellazione, il lavoro di Giuseppe muta profondamente, infatti è lui a questo punto a dover seguire l’intero processo: dalla scelta dei capi, alla macellazione, al taglio e alla vendita della carne. Gli acquisti di bestiame vengono fatti nelle cascine dell’Est milanese e della Bassa bergamasca, dove vengono allevate vacche della razza Bruna alpina: una razza versatile che consente la produzione di latte e la macellazione per scopi alimentari. In seguito nella pianura lombarda la razza Bruna alpina viene abbandonata a vantaggio della Bianca e nera, vera miniera di latte, ma di scarsa resa per la macellazione e da allora Motta comincia a rifornire il proprio macello con capi di razza piemontese provenienti dalle province di Asti e Cuneo.
“Dal giorno dell’apertura fino ad oggi il nostro negozio non ha mai fatto un giorno di chiusura, mai un giorno di vacanza!”, ci confida con orgoglio Giuseppe. Sempre nel 1963 Carla e Giuseppe hanno il primo figlio Galdino, detto Dino, e cinque anni più tardi nasce Sergio. Tutti e due cominciano ben presto ad affiancare il papà, soprattutto in occasione dell’annuale Fiera di Inzago, quando allevatori e macellai della zona espongono i propri capi migliori, e i due posano fieri accanto ai genitori nelle foto che li ritraggono con i premi vinti dai buoi della Macelleria Motta.
Nel 1976 la famiglia Motta si completa con la nascita di Elena, mentre i due fratelli maggiori continuano a seguire il papà nei suoi giri in camion per stalle e per fiere. Col passare degli anni Dino sceglie gli studi di veterinaria e oggi esercita la professione accanto al negozio dove Sergio lavora con i genitori: anche se il suo ruolo nella conduzione dell’impresa va aumentando con il tempo, la titolarità della ditta individuale continua a rimanere in capo al padre Giuseppe.