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venerdì 2 gennaio 2015

SELEZIONE CLIENTI ALL'INGRESSO DEI LOCALI DA BALLO: E' LEGALE?


La discoteca è una meta classica, un passatempo sempreverde per tantissime persone, specialmente per gli under 40.

Per i ragazzi, la serata in discoteca rappresenta (solitamente: per alcuni è una vera e propria iattura) un momento di evasione, di catarsi dalle fatiche lavorative o di studio. È anche l’occasione nella quale condurre a buon fine l’ultima conquista amorosa del momento: in questo caso, oltre a divertirsi, occorrerà “fare bella figura”.

Una volta conclusa la maniacale toilette del pre-serata ci si collocherà sotto un’immaginaria campana di vetro, così da non compromettere l’architettura delle complicate acconciature (anche maschili, s’intende), e ci si presenterà, vestiti di tutto punto, all’ingresso del locale, riconoscibile per la eloquente, chilometrica fila di astanti.

Dopo lunga attesa, durante la quale verranno mormorate tutte le giaculatorie possibili e immaginabili per propiziare un sicuro ingresso nel locale da ballo, si giungerà al cospetto dei buttafuori, veri e propri guardiani del Tempio Danzante.

Questi avranno il compito di giudicarvi e di ammettervi al cospetto del “Dio DJ”.

Vi squadreranno muti e severi, in cerca di pecche nell’abbigliamento o di tracce di delinquenziale sui vostri volti. Il discorso, come avrete capito, vale per lo più per i ragazzi. Anche se non vi verrà eccepito alcunché, non sarete necessariamente “dentro”: potreste sentirvi obiettare che non potete entrare perché “non siete in lista” e resterete, così, tra color che son sospesi, per dirla (scomodandolo) col Sommo Poeta.

Rimarrete, in parole povere, fuori dal locale. Ai margini di una fila. Fermi ad osservare con mestizia gli altri che entrano a divertirsi.

Ahi. E adesso che si fa?

Se possedete buoni doti dialettiche potreste instaurare un contraddittorio con il buttafuori che, mosso a pietà, potrebbe decidere di ammettervi, magari dopo che voi avrete millantato amicizie con questo e con quello. O potreste tentare di mendicare l’ingresso presso uno degli organizzatori della serata, che benignamente vi darà il sospirato “lasciapassare”.

Se dovesse andarvi male, non vi resterà che andarvene via con le pive nel sacco, e così alla vostra eventuale partner avrete dato una convincente e persuasiva prova di inettitudine totale.

Molti si sono chiesti, dopo essere stati bocciati alla selezione dei buttafuori, se questo modo di procedere sia lecito. Difficile dare una risposta esaustiva perché la materia, se così si può chiamare, è, tanto per cambiare, controversa.

La prima questione da risolvere è quella della natura del locale da ballo; su questo punto non è facile generalizzare perché – stando a quello che si vede – i posti nei quali si balla sono organizzati nelle forme più varie: discoteche, discopub, circoli privati, club, sedicenti associazioni culturali, eccetera. Ognuno di questi locali ha caratteristiche sue proprie. In ogni caso, si può affermare che la discoteca vera e propria rientra nella tipologia dei pubblici esercizi.

Dal ginepraio delle norme italiane, viene spesso estratto, e puntualmente citato, l’art. 187 del regolamento per l’esecuzione del T.U.L.P.S. (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza), che vieta all’esercente di ogni esercizio pubblico di rifiutare le prestazioni della propria attività a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo (con le sole eccezioni degli artt. 689 e 691 c.p.: i quali pongono il divieto, in via di sintesi, di somministrare di bevande alcoliche a minori, infermi di mente e soggetti già ubriachi).

Questa norma si applica alle discoteche? Secondo alcuni sì; secondo altri, invece, no.


I primi sostengono che la discoteca è un pubblico esercizio, ergo chiunque voglia entrare deve poterlo fare, a condizione che paghi il relativo biglietto. Le liste, o altre eventuali obiezioni sul vestiario, sull’ingresso dei singles, eccetera, sarebbero del tutto illecite.

La ragione della soluzione contraria, ad avviso della quale il gestore potrebbe porre delle condizioni all’accesso, compresa quella di istituire una “lista” degli aspiranti ballerini, risiederebbe nel fatto che l’art. 187 del regolamento T.U.L.P.S. sarebbe contenuto nel paragrafo n. 15, dedicato agli “esercizi pubblici”, mentre l’attività della discoteca dovrebbe essere ricondotta alla disciplina del precedente paragrafo n. 14, appositamente volto a regolare gli spettacoli e i trattenimenti pubblici. Da qui, si comprenderebbe perché sarebbe lecita la eventuale selezione della clientela all’ingresso.

Il discorso si complica ulteriormente per quei locali che si professano club privati o “associazioni culturali”, per accedere ai quali è necessario tesserarsi. In questo caso, l’ingresso dovrebbe essere riservato ai soci, anche se non è da escludersi che il socio divenga tale soltanto dopo essere entrato: qualcuno dello staff gli consegnerà una tessera e gli farà compilare qualche modulo.

Si comprenderà bene che se lo schema organizzativo è quello del club privato, la “selezione” non dovrebbe avere alcun senso, poiché all’ingresso dovrebbero presentarsi soltanto i soci già tesserati. Quindi l’unico controllo dovrebbe consistere nell’esame della tessera sociale.

Formalismi a parte, alcune accortezze potrebbero essere sufficienti per evitare spiacevoli inconvenienti (coloro che vengono respinti all’ingresso di un locale subiranno la frustrante esperienza della “serata rovinata”): i gestori dei locali rendano ben note le modalità di accesso nei loro locali. Lo dicano, soprattutto, con largo anticipo, in modo da consentire a tutti di saperlo prima di presentarsi all’ingresso.

Il buon nome di un locale, spesso, dipende anche da queste piccole forme di cortesia nei confronti della clientela.
 
 

 

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