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mercoledì 17 giugno 2015

STUDIOPIGI EVENTI PRESENTA: LA VITA SENZA NOI. ZUZANA PERNICOVA

Oggi ho l'immenso piacere di presentare una breve biografia e l'opera di un'artista raffinata ed impegnata.
 
Nata il 14.07.1987, ZUZANA PERNICOVA' ha frequentato la scuola media d'arte e design di Brno (Repubblica Ceca); in seguito perfeziona lo stile presso diversi atelier di pittura tra cui quelli del prof. dr. Jiri Kockmann e dei prof. Martin Mainer e Ludek Rathousky. Frequenta poi il BA ed il MA in Arte di Visuale presso la facoltà di Belle Arti dell'Università Tecnica di Brno; nel 2013 è in Italia a frequentare uno stage all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, tenuto dai maestri Italo Bressan per la pittura e Gaetano Bacco per la grafica.
 
 
 
 
Tra le sue già numerose mostre e personali ricordiamo:
 
"Brno ist Berlin, Berlin ist Brno" (studenti in mostra, Galleria Aula, Facoltá di belle arti, Universitá tecnica Brno, 2010); "Walk on the wild side" (mostra studentesca, Stary pirovar, 2010); 
"Mestske krajiny/Paesaggio cittadino" (mostra personale al Caffè Mezzanin, Brno, settembre 2011);
"Mestske krajiny/Paesaggio cittadino" (mostra personale, Student Club Domecek, Facoltà di Arte Università di Masaryk, Brno, novembre 2011;
"Pokracui/Continua", Chodovska, tvrz, studenti in mostra, 2011;
"Mozna spanek?/può darsi che dorma?" (mostra personale, FF MU, 2012);
"Prazdno/Vuoto" (mostra personale, Centrum volneho casu Luzanky, 2012);
 "Senza Nome" mostra collettiva San Carpoforo, Milano, 2013;
"Prazdno/Vuoto" (mostra personale caffè Zeman, Brno, luglio 2014; "La memoria passa" (mostra personale, MuseOrfeo, Bologna, 2014;
"Senza Nome" (mostra collettiva, centro culturale Leone, Roma, 2014)
 

 





  
 
Molto attiva anche nel nostro paese, Zuzana ha posto al centro della propria opera la solitudine.
I suoi primi quadri (della raccolta denominata "Il Vuoto"), parlano di anziani e di persone ammalate, che hanno il proprio posto solo ai margini della società. e  isolate dal mondo esterno. Questo isolamento non è solo un problema relativo alla malattia, che limita la loro vita, ma riguarda anche la difficoltà di comunicazione, tra loro ed il mondo dei giovani. Nell'epoca di internet, in cui i giovani adoperano computer e libri elettronici, usiamo anche un linguaggio completamente diverso da quello che usano gli anziani, per loro molto difficile da capire. E così queste persone finiscono per vivere in un proprio mondo, pieno degli oggetti che ricordano la loro giovinezza, un tempo che è già passato per sempre, ma al quale essi, incapaci di relazionarsi col presente, restano tenacemente aggrappati. Ma è grazie a queste cose e alla loro storia e alla loro ostinazione che possiamo conservare tutto ciò nella nostra memoria, che è l'unico mezzo per unire la giovinezza con la vecchiaia, aiutando la gente a capire, insieme. Gli anziani quindi come memoria viva del nostro mondo. Grazie a loro è possibile capire quanto velocemente il tempo voli via.
Una riflessione importante quindi, quella di Zuzana  sulla vecchiaia; per non dimenticare che noi tutti,  un domani, diventeremo vecchi. Solo così facendo potremo influire sul nostro destino, accettando al meglio il tempo che inesorabilmente passa, l'invecchiamento e, per finire, la morte; abituarsi all'idea che essa fa parte della vita ci aiuterà a capire meglio il nostro passato, presente e futuro.
Nelle opere successive, Zuzana si rifà alla citazione del libro di Helena Haškovcová  "Fino a quando un uomo non è morto, vive". Una riflessione più in generale su che cosa significa per lei la vita piena, la vita limitata e la sopravvivenza in attesa della morte. Oggi, grazie ai grandi progressi della scienza, la medicina moderna può fermare la morte, ma può produrre anche molti malati cronici, spesso persone che portano su di loro uno stigma sotto forma di malattia che gli rende molto difficile integrarsi nella nostra società.
La nascita delle minoranze, sia degli anziani che delle persone malate, non è un fenomeno unilaterale. Erving Goffman nel suo libro "Stigma" parla dei meccanismi attraverso cui si creano le minoranze e dice che spesso accade che loro stessi si vedano allo stesso modo in cui la società li tratta e li guarda. E quindi se noi riusciamo a cambiare il nostro comportamento verso queste minoranze forse anche loro, e la loro esistenza, possono cambiare.
Nell'opera di Zuzana, passo dopo passo, si capisce come lei abbia iniziato a pensare che oltre alla malattia, alle differenze di colore della pelle o all'appartenenza ad minoranza nazionale esistono altri modi di estromettere determinate persone dalla società. Il motivo per stare da soli risiede frequentemente nel comportarsi in un modo che non accetta per intero tutte le norme sociali. Di questa tematica parla nei suoi disegni e nel suo diario che si chiama "Adesso" in cui scolpisce l'incontro. In esso analizza come la vita scorre, coi suoi continui cambiamenti, simboleggiati dal fiume, che si muove sempre, e che senza questo flusso continuo non sarebbe, appunto, un fiume. Lo stesso vale anche per noi. Senza cambiamenti non esistiamo. Altro tema del diario sono le maschere che siamo obbligati ad indossare per comunicare all’interno dei contesti sociali se non vogliamo restare isolati. Del fatto che sorge un reale problema nel momento in cui iniziamo a comportarci in contraddizione con le nostre sensazioni e trattiamo con la società con la paura di restare da soli. La vita senza noi..
Zuzana cerca in Italia gallerie d'Arte, bar Letterari o Circoli Artistici interessati ad ospitare una sua personale.

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